Il ruolo del Chief Happiness Officer: la figura che contribuisce al benessere in azienda

Il ruolo del Chief Happiness Officer: la figura che contribuisce al benessere in azienda.
👨 💼 Essere un Chief Happiness Officer può sembrare un lavoro eccentrico e di moda, ma in realtà è un ruolo molto importante per il benessere dei dipendenti e per il successo delle aziende. Tuttavia, in Italia non tutti conoscono ancora questa figura e non tutti hanno consapevolezza di cosa significhi la felicità in azienda.
La dicotomia tra conoscenza e ignoranza della figura del CHO
🤔 C’è una grande dicotomia quando si parla di Chief Happiness Officer.
Ci sono, infatti, persone che hanno già una grande consapevolezza e rispetto per questa figura, e persone, invece, che non sanno esattamente cosa faccia.
💼 Questi ultimi guardano ai CHO come ad una figura priva di obiettivi ben precisi, senza considerare, però, che quella figura utilizza degli strumenti testati e validati dalle più grandi università del mondo come Stanford, Harvard e Berkeley.
Magari si aspettano che sia una persona che gira in pattini a rotelle nell’azienda, lanciando coriandoli, cercando di portare il buonumore. Ecco, non può esserci visione più distorta di questa.
Quando, invece, si incontrano persone che già hanno una grande consapevolezza del valore generato da un Chief Happiness Officer, si generano discussioni sulla possibilità di migliorare lo stato dell’arte della propria azienda e di evolversi rispetto al contesto culturale in cui ci troviamo.
Infatti, in Italia, siamo ancora un po’ indietro rispetto ai trend mondiali e non si pone ancora il giusto accento sull’urgenza di un’evoluzione all’interno delle organizzazioni.
L’urgenza di un’evoluzione culturale in azienda
🆘 Ma cosa significa concretamente?
Significa che quello che valeva prima della pandemia non vale più.
Il vecchio modello VUCA è stato sostituito da un nuovo modello BANI, dove l’incertezza e la volatilità sono aumentate in maniera esponenziale.
La pandemia ha causato una frattura culturale e la felicità in azienda è diventata ancora più importante per riuscire a contrastare fenomeni come la Great Resignation, il quiet quitting e il tasso di depressione in costante aumento, tanto da diventare la prima causa di assenteismo nelle aziende.
È necessario evolvere e crescere, ovviamente rispettando il contesto culturale nel quale ci troviamo.
La vita personale e quella lavorativa non sono separabili
👥 La felicità in azienda non riguarda solo la sfera personale. Il lavoro e la vita privata si contaminano a vicenda, e la felicità è un valore che coinvolge tutte le sfere della vita di una persona.
Tempo fa, ho incontrato un direttore di una grande azienda, con oltre 300 dipendenti, che era un po’ interdetto all’idea di doversi occupare ANCHE della felicità dei suoi dipendenti, perché, a detta sua, la felicità non riguardava il lavoro ma la sfera personale. Peccato, però, che lui stesso mi avesse detto di avere dei problemi nel motivare le persone e che solo pochissime erano davvero ingaggiate sul lavoro.
Ed è proprio qui, che c’è l’errore che fa la maggior parte dei manager.
La vita personale e quella lavorativa, infatti, non sono separabili, e le persone portano con sé le proprie emozioni e stati d’animo ovunque vadano.
🤝 Lavorare in un ambiente stressante e poco felice può influire sulla vita privata, ma anche sul rendimento lavorativo. Quindi, sì, la felicità è un valore importante che deve essere considerato anche in azienda e un Chief Happiness Officer ha proprio il compito di promuovere un ambiente di lavoro felice e positivo, dove i dipendenti possano sentirsi realizzati, soddisfatti e motivati.
Come lo fa?
La strategia sistemica del Chief Happiness Officer
♻️Creando una strategia sistemica in cui si analizza la cultura aziendale e la sua possibile evoluzione, focalizzandosi sul purpose dell’azienda, non sulla mission.
Il purpose, infatti, rappresenta lo scopo dell’azienda, il motivo per il quale esiste oltre al profitto, quindi descrive l’impatto che essa vuole avere nel mondo, piccolo o grande che sia.
Il purpose non esiste senza un’azione pratica corrispondente, un pò come dire che alle parole seguono i fatti.
Il Chief Happiness Officer pone grande attenzione su una positive leadership dei manager, sulla realizzazione di procedure e pratiche che aumentano la felicità delle persone e quindi dell’ecosistema. Significa che bisogna imparare a gestire il sistema, non le persone. Le persone non vanno gestite, vanno fatte evolvere, fiorire e il sistema lo deve permettere.
L’approccio alla felicità in azienda coinvolge tutti gli stakeholders
📈 L’approccio alla felicità in azienda non riguarda solo i dipendenti, ma anche l’intera organizzazione e, su tutti, gli stakeholders, poiché influisce direttamente sulla produttività e sul successo dell’organizzazione.
Purtroppo, però, spesso la felicità viene vista come un qualcosa di effimero e legato esclusivamente alla sfera personale.
✨ Si pensa che la felicità sia solamente un’emozione e quindi sia soggettiva. Ognuno di noi può emozionarsi e può essere felice per cose differenti. A seconda della propria sensibilità, a seconda della persona. Ed è per questo che viene vista come emozione edonica.
🌱 Ma c’è anche un’altra modo di intendere la felicità, e di questo ne aveva parlato già Aristotele parecchi millenni fa.
Essa, infatti, può essere vista come competenza quindi come un’attitudine, come una serie di comportamenti messi in atto da una persona.
Per cercare di allenare quei comportamenti e far sì che la felicità fiorisca, ci sono una serie di pratiche, una serie di procedure che possono essere applicate e che vengono applicate in tutto il mondo.
🌍 Il 20 marzo 2023, in occasione della giornata mondiale della felicità, ho pubblicato un post con le pratiche condivise da tutti i CHO italiani.
Sì tratta di pratiche semplici che possono essere attuate in meno di 10 minuti, per generare dopamina, serotonina, ossitocina, endorfine, insomma un vero e proprio cocktail di ormoni della felicità.
Ci sono molte realtà italiane che stanno applicando queste e altre pratiche per migliorare la retention del personale, aumentare le vendite e raggiungere performance superiori. Questo perché le persone più felici tendono ad avere maggiori successi e a lavorare meglio in team, senza blocchi emotivi.
Basta dire che siamo una famiglia.
👩 👧 👧 Una cosa importante. Con tutto questo parlare di felicità non voglio assolutamente evocare il concetto “La nostra azienda è una famiglia” perchè NO, L’AZIENDA NON È UNA FAMIGLIA!
Io sono completamente contraria a questa idea e voglio spiegarne il motivo.
Negli ultimi anni, una tendenza comune è quella di paragonare un’azienda ad una famiglia, al fine di creare un ambiente accogliente e unito. Tuttavia, questo concetto spesso non viene messo in pratica e, al contrario, le aziende possono creare condizioni di lavoro che i dipendenti non accetterebbero in altre circostanze, utilizzando questa metafora come una sorta di giustificazione.
L’azienda non è una famiglia, è un’azienda. È importante che prenda in considerazione il fatturato e parallelamente, anche le persone che ci lavorano. Dovrebbe essere un assunto scontato che le persone siano importanti, ma spesso non è così.
💰 Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che la felicità e il profitto non sono elementi contrapposti, anzi, vanno di pari passo. Un’azienda che si preoccupa del benessere dei propri dipendenti, che investe nella cultura aziendale e nelle relazioni interpersonali, ha maggiori probabilità di ottenere successo e di raggiungere i propri obiettivi.
Investire nella cultura aziendale e nel benessere dei dipendenti può portare a grandi risultati in termini di innovazione, retention, aumento delle vendite e performance migliori, e ovviamente di soddisfazione e felicità di tutte le persone coinvolte.
La felicità in azienda è un valore importante che influisce direttamente sulla produttività e sul successo dell’organizzazione.
💫 Quindi, se sei un responsabile aziendale, prenditi cura delle tue persone e del tuo fatturato allo stesso tempo.
Felicità e Profitto sono due ali della stessa aquila e sono entrambe necessarie per volare alto.
Sarà per questo che in molte realtà, il Chief Happiness Officer coincide con il ruolo del CEO dell’azienda?