Sai cos'è la scienza della felicità?

Uno dei presupposti per iniziare ad implementare la scienza della felicità in azienda è proprio avere la consapevolezza di cosa sia la scienza della felicità. Il CHO è quel ruolo che prima di tutto ha studiato e ha conoscenza della materia, infatti la sua funzione principale è quella di fare da ponte tra le nuove conoscenze e le competenze pratiche che si affacciano nel mondo e l’organizzazione stessa.
Ma cosa significa questo nella pratica?
Il presupposto del Chief Happiness Officer
Uno dei compiti fondamentali del CHO è quello di promuovere la felicità all’interno dell’organizzazione. E non si tratta solo di fare in modo che i dipendenti siano felici, ma anche di creare un ambiente positivo per tutti i “clienti” dell’azienda e i suoi stakeholders. In quest’ottica, tutti all’interno dell’organizzazione possono essere visti come clienti.
Per farlo, il CHO deve essere un leader positivo, una persona che sa prendersi cura di sé stessa e che applica le pratiche e gli atti che promuovono il benessere e la felicità all’interno dell’organizzazione. Ci sono molte pratiche e strumenti all’avanguardia che possono aiutare a raggiungere questo obiettivo, ma ciò che conta davvero sono i principi alla base di queste pratiche. Questi principi non cambiano, mentre le pratiche e gli strumenti possono variare a seconda del contesto e delle esigenze dell’azienda.
E qui arriva il punto critico: il CHO deve essere in grado di capire il contesto in cui opera e di scegliere le pratiche e gli strumenti giusti per l’organizzazione in cui lavora. Ciò significa che deve essere coerente con la cultura dell’organizzazione e in grado di valutare se le pratiche che propone sono appropriate per quella specifica realtà.
Per esempio, se facciamo delle sessioni di yoga della risata in un’azienda nella quale si dà ancora del “lei”, è probabile che lo Yoga della risata come pratica possa essere rigettato facilmente. Anzi, si ha l’effetto rebound.
Questo introduce un altro elemento fondamentale per il lavoro del CHO: è possibile praticare la felicità all’interno di un contesto solo se i leader sono le prime persone a promuovere la felicità all’interno dell’azienda. Infatti, se i leader promuovono la felicità come cultura organizzativa, il ruolo del CHO può dare effettivamente i suoi frutti. In caso contrario, il ruolo del CHO diventa irrilevante, perché l’organizzazione non è pronta ad accettare un livello di evoluzione successivo.
I 4 Pilastri della Scienza della Felicità
Quanto detto non si basa su teorie New Age o semplici tendenze. Tutto questo è il frutto di circa 40 anni di ricerca scientifica che ha portato alla nascita della cosiddetta “Scienza della Felicità”, che si basa sulla convinzione che la felicità non sia solo una condizione di benessere mentale, ma anche una risorsa che può influenzare la salute, la longevità e la produttività delle persone e, di conseguenza, delle organizzazioni.
La Scienza della Felicità si basa su quattro pilastri fondamentali, e il ruolo del Chief Happiness Officer (CHO) è proprio quello di agire su questi pilastri.
Il primo pilastro è il principio “più noi e meno io”, che significa dare una maggiore importanza al capitale sociale dell’organizzazione. In altre parole, il ruolo del CHO è far capire all’organizzazione qual è il suo scopo e il suo purpose ecostistemico, poiché le persone oggi non riescono più a lavorare senza uno scopo particolare, soprattutto dopo la pandemia. È stato riconosciuto il valore di avere uno scopo più grande del profitto personale e dell’organizzazione stessa, poiché questo ha un impatto sul mondo.
Il ruolo del CHO deve essere ispirazionale ma anche pratico. Quando si identifica uno scopo, è importante fare azioni pratiche che esprimano quel “purpose” e coltivare il capitale sociale dell’organizzazione. Inoltre, è necessario disincentivare tutti quei comportamenti ego-sistemici.
Il secondo pilastro è “meno caos e più disciplina”, perché tutte le pratiche e le procedure devono essere create insieme al team, affinché ci sia il minor numero di dispersioni e incongruenze all’interno dell’azienda. Se abbiamo continue difficoltà nell’effettuare il nostro lavoro a causa della mancanza di organizzazione o di comunicazione, avremo persone stressate nonostante tutti i programmi di wellbeing e welfare, e in questo modo faremo perdere anche di valore a queste iniziative importanti.
Il terzo pilastro è “più chimica positiva e meno chimica negativa”. Questo significa che il CHO deve agire sulla leadership positiva delle persone, insegnando loro le pratiche che innescano quei “cocktail ormonali” chiamati “ormoni della gioia”. Si basa sulla cura delle 4 energie che riguardano ognuno di noi, e sono l’energia fisica, la mentale, la spirituale e infine quella emozionale.
È importante far capire alle persone quali sono le pratiche che aumentano le energie personali e ci rendono non solo più felici ma anche più produttivi. Il concetto della gestione delle energie, potenzialmente, è il gancio attraverso il quale si potrebbe superare il concetto di gestione delle ore, come fanno già tante aziende negli Stati Uniti. Un sistema basato sulla cura delle energie delle persone e sulla responsabilità, porta ad una maggiore libertà dei dipendenti.
Il quarto pilastro è “più essere e meno fare e avere”, il che significa che il valore dell’organizzazione non deve essere solo basato su ciò che fa o su ciò che ha, ma anche su ciò che è. Il Chief Happiness Officer (CHO) deve fare in modo che l’organizzazione abbia un’identità forte e positiva, al di là dei suoi obiettivi di profitto, e in questo modo diventa anche più attraente per i dipendenti e per gli stakeholder.
Nonostante ci sia ancora molta strada da fare per far comprendere l’importanza del benessere dei dipendenti per il successo dell’azienda, le aziende italiane stanno dimostrando una crescente consapevolezza in merito e stanno iniziando a investire di più in programmi di benessere e iniziative di employee engagement. Con l’impegno e la dedizione dei Chief Happiness Officer, insieme alla collaborazione e al sostegno dei leader aziendali, si potranno fare grandi cose per migliorare la qualità della vita dei dipendenti e raggiungere così il successo aziendale a lungo termine.
Fammi sapere cosa ne pensi riguardo alla scienza della felicità e scrivimi pure le tue domande se hai qualche curiosità!